Greco di Tufo, Vadiaperti, 1995

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Di Antonio Indovino

Greco di Tufo DOC, Vadiaperti, 1995
 
Ci troviamo tra le colline dell’Avellinese, più precisamente a Contrada Vadiaperti, in quel di Montefredane.
È qui che nel 1984 Antonio Troisi, da sempre impegnato nella viticoltura, decise di dar vita all’Azienda Vadiaperti (il cui nome trae spunto da quello della Contrada) e di imbottigliare e vendere a proprio marchio anziché sfuso.
Irpino, Professore di storia e profondo conoscitore delle antichissime origini della vitivinicoltura italica e del bacino del mediterraneao.
Il suo forte legame col territorio da sempre lo ha portato ad essere uno strenuo sostenitore e valorizzatore dei prodotti tipici della terra natia.
Da quella prima bottiglia, di Fiano per l’esattezza, la passione lo ha spinto a dedicarsi anima e corpo nella sperimentazione e nel perfezionamento delle sue tecniche colturali e di vinificazione.
Man forte e nuovi stimoli sono arrivati successivamente grazie al figlio Raffaele che, terminati gli studi chimici, ha immediatamente affiancato il padre grazie alla passione per il vino e la vite che gli aveva trasmesso.
L’imperativo, sin dalle prime battute, è stato la valorizzazione dei vitigni autoctoni.
Infatti, tra la fine degli anni ’80 ed i primi degli anni ’90 gli sforzi si sono concentrati  anche sul Greco, allevato nelle vigne di proprietà lungo le pendici di Montefusco a più di 600m s.l.m.
Successivamente, sempre mossi dalla voglia di valorizzare la tipicità “varietale” delle uve e dei vini legati al territorio, gli sforzi si sono concentrati sulla Coda di Volpe.
Per Antonio e Raffaele non’era semplicemente un’uva da taglio (come da disciplinare di produzione), ma, una varietà da cui ottenere un Vino a Denominazione di Origine, con una bottiglia ed un’etichetta propria.
Dopo la scomparsa del ‘professor Antonio’, Raffaele ha perseguito con la stessa passione e lo stesso rigore le regole ed i principi appresi dal padre nella conduzione dei vigneti e nella produzione dei vini.
Poco propenso a seguire le mode nel settore enologico (come papà Antonio), è sempre stato convinto che il vino si faccia in vigna. Infatti, vigneto per vigneto, è egli stesso a decidere il sistema di potatura, il programma di concimazione ed i trattamenti da adottare, nonché l’epoca vendemmiale.
La sua “mission” lo ha portato a sacrifici ed impegno nello studiare i suoli, i vitigni, i componenti degli acini…..
Sacrifici ed impegno nell’ analisi, di anno in anno, delle migliori strategie colturali ed enologiche, per rispettare i principi della vite e del vino o nell’individuare quali terreni ed esposizioni fossero i più indicati per un determinato vitigno, al fine di esaltarne in modo specifico le caratteristiche varietali: imperativo categorico del suo impegno enologico.
Tante sono state poi le soddisfazioni nel vedere i frutti di questo duro lavoro, nel vedere il percorso naturale secondo il quale da una gemma si giunge ad un mosto inespressivo che col tempo tramuta in un vino complesso ed intrigante.
Soddisfazioni che continuano tutt’ora, seppur sotto un altro brand, seppur in veste di consulente enologico e non di proprietario.
Una serie di vicissitudini (che non intaccano la filosofia che c’è dietro i vini di Raffaele) hanno portato alla nascita del marchio Traerte nel 2011 (letteralmente: tra strade di montagna), sotto il quale continueremo ad apprezzare i vini in cui Troisi darà come sempre tutto se stesso, forte di un’esperienza quasi trentennale.


Ho avuto la fortuna di reperire (con grande difficoltà) e degustare una bottiglia di Greco di Tufo targata 1995, prodotto con le uve di loc.tà Marotta a Montefusco, lungo le pendici tufacee e di chiara origine vulcanica di questa collina in cui le vigne arrivano a sfiorare anche i 700m di altitudine.

Di seguito vi riporto le mie personali impressioni.
Nel calice il vino si presenta con una vivida e consistente veste tinta d’oro antico.Al naso emergono profumi che ricordano gli agrumi canditi, fieno e fiori  secchi, il miele, lo zafferano, la pietra di zolfo, la polvere da sparo e l’incenso.
In bocca il vino sembra avere una doppia anima: prima accarezza ed avvolge il palato intero con la sua presumibile morbidezza, poi sorprende per la sua incredibile verve acida e la sua grande sapidità, che scatenano una continua (seppur lievemente viscosa) salivazione, invogliando immediatamente al sorso successivo. Notevole, oserei dire da antologia, la chiusura di bocca: interminabile per il continuo ripetersi con esatta successione e coerenza delle note riscontrate sul piano olfattivo, in un alternanza di sensazioni talvolta dure….talvolta morbide.
Un vino che ha sfidato con disinvoltura il tempo, dal naso e dalla beva imbarazzanti per come ha saputo appagare olfatto e gusto.

Ho avuto modo di apprezzare questo Greco di Tufo in un ampio calice ad una temperatura compresa tra i 12 ed i 14°C, dopo averlo stappato con un’oretta e mezza d’anticipo, ed in compagnia dell’amico sommelier Luigi Casciello: colui che mi ha fatto appassionare al mondo del vino!
Personalmente, è un vino su cui ho preferito meditare, anzichè pensare ad un eventuale abbinamento: il protagonista assoluto è stato lui!!! 

Prezzo in enoteca: 10-15€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.vadiaperti.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentin

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Antonio Indovino sommelier nato a Vico Equense in provincia di Napoli è grande appassionato del mondo del vino, degli sport e di tutto ciò in cui c’è sana competizione.

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